“I compagni di scuola, abituati a ridere della figlia della donna delle pulizie, non potevano credere ai loro occhi quando al ballo di fine anno lei arrivò in limousine, lasciando tutti senza parole.”

I compagni più ricchi non perdevano occasione per deridere la figlia della donna delle pulizie, convinti che non fosse alla loro altezza. Eppure, al ballo di fine anno, Sonja arrivò in limousine, lasciando tutti senza parole.

— «Ehi, Kovaleva, è vero che tua madre ieri ha pulito il nostro spogliatoio?» — domandò a voce alta Kirill Bronskij, appoggiandosi al banco con aria provocatoria, proprio quando in classe calò il silenzio.

Advertisements

Sonja si immobilizzò, il libro ancora in mano, senza riuscire a infilarlo nello zaino. Tutti gli occhi erano puntati su di lei.

— «Sì, mia madre lavora come donna delle pulizie a scuola» — replicò tranquilla, continuando a raccogliere le sue cose. — «E allora?»

— «Niente» — rise Kirill — «mi chiedevo solo come verrai al ballo. In autobus, con secchi e stracci?»

La classe esplose in una risata fragorosa. Sonja non rispose: infilò lo zaino e si diresse verso la porta.

— «Rassegnati!» — le gridò Kirill. — «Tua madre è solo una donna delle pulizie!»

Sonja non si voltò. Era abituata: già dalle elementari, quando aveva ottenuto la borsa di studio per entrare in quel prestigioso liceo, aveva compreso che lì contavano solo i soldi e le apparenze. E lei non aveva né gli uni né le altre.

Fuori dalla scuola l’aspettava sua madre, Nadežda. A trentotto anni dimostrava più della sua età, segnata dalla fatica di tre lavori: la mattina negli uffici del centro direzionale, a pranzo nei corridoi della scuola e la sera al supermercato. Tutto per permettere a sua figlia di studiare.

— «Sei un po’ giù oggi» — notò la madre, mentre camminavano verso la fermata dell’autobus.

— «È solo la stanchezza, mamma. Ho avuto la verifica di algebra» — mentì Sonja, evitando di raccontarle degli insulti.

Quella sera, al bar dove lavorava part-time, Sonja sentì per caso una conversazione: Kirill aveva scommesso con gli amici che lei non sarebbe mai arrivata al ballo in un’auto “decente”. Se avesse avuto torto, avrebbe chiesto scusa pubblicamente. Per Sonja quella era un’occasione: ma come trovare i soldi per un noleggio?

Intanto, negli uffici “Mercury”, la madre incontrò Igor Vasil’evič Sokolov, il proprietario di “VIP Motors”. Era uno dei pochi che la trattava con rispetto. Parlando del ballo, Igor le chiese della figlia, raccontandole a sua volta del figlio Maksim, più interessato alle macchine che ai libri.

I giorni scorrevano frenetici: Sonja lavorava, studiava, cercava online soluzioni impossibili. Finché una sera, un uomo distinto le consegnò una busta: dentro c’era il contratto di noleggio di una limousine con autista, offerto proprio da Igor Sokolov, con un biglietto scritto a mano: «A volte accettare un aiuto è la scelta più coraggiosa. In bocca al lupo, Sonja.»

Il cuore le si riempì di gratitudine.

Il giorno del ballo, davanti alla scuola, i compagni aspettavano in abiti eleganti, osservando le auto dei genitori. Kirill sfoggiava il fuoristrada paterno, sicuro di sé. Ma quando una limousine bianca imboccò il cortile, il brusio cessò.

Dallo sportello scese Sonja, splendida in un abito blu, i capelli raccolti con grazia. Al suo fianco, la madre in un vestito semplice ma raffinato. Tutti rimasero a bocca aperta.

Sonja si fermò davanti a Kirill e sorrise:

— «Allora, Kirill? È il momento delle scuse.»

Il ragazzo abbassò lo sguardo.
— «Mi dispiace… per te e per tua madre.»

Advertisements

Sonja annuì. Non serviva altro. Quella notte non la ricordò per la limousine, ma per la consapevolezza di aver difeso la sua dignità. Perché il valore di una persona non si misura nei soldi, ma nella forza di non arrendersi.

Leave a Comment