«Kol, ho paura» disse Lera con timore.
«Di cosa hai paura? Tra un mese ci sposiamo, i genitori sanno tutto» la rassicurò Nikolaj.
«E se cambiassi idea? Che ne sarà di me, sola con un bambino?»
«Sciocchina, quando nascerà nostro figlio lo porterò a pescare.»
«E se fosse una bambina?»
«Be’, allora sarà la tua piccola aiutante! Presto prenderai il mio cognome, non temere!»
Dopo aver baciato la fidanzata, Kolja salutò con la mano attraverso la staccionata e si avviò lungo la strada del villaggio. Il villaggio dormiva già, benché non fosse ancora notte.
Il ragazzo guadagnava bene durante la stagione delle semine. C’erano soldi a sufficienza non solo per una bella festa di nozze. Il presidente gli aveva dato un paio di giorni di riposo: poteva recuperare il sonno. Superate alcune case, Nikolaj notò una figura femminile. No, quella donna non era certo del posto: lì le donne non indossavano pantaloni così attillati. Stava in piedi a fumare. Il ragazzo si fermò vicino alla sconosciuta dai capelli corti.
«Ciao, bellezza!» le lanciò. «Chi sei?»
«Be’, potresti almeno presentarti per educazione… o non te l’hanno insegnato?» ribatté lei.
«Mi chiamo Nikolaj.»
La ragazza alzò le spalle e rispose: «Marina. Dimmi, dove si può andare a divertirsi qui in paese?»
«Il sabato si può andare al club» disse Kolja.
«A cosa mi serve il sabato? Io voglio adesso!»
«Adesso?» Il ragazzo ci pensò un attimo e continuò: «Se adesso, allora vieni da me.»
«Allora entra tu. Ho affittato la casa estiva di mia nonna qui vicino.»
Un quarto d’ora dopo erano seduti da lei ad ascoltare musica.
«Ballamo?» chiese Marina.
«Ballamo» rispose lui, tirandola a sé.
Al mattino, Kolja si affrettò a tornare a casa. Presto le donne si sarebbero svegliate per andare a mungere; sperava che nessuno l’avesse visto. La sera voleva rivedere Marina: presto lei sarebbe partita.
«Lera, il tuo Kolja ha passato la notte da una forestiera» disse una delle lattaie alla ragazza mentre versava il latte. Lera per poco non lasciò cadere il secchio.
«Menti!»
«Non mente nessuno. Dicono che stia progettando di andare in città con lei.»
Lera corse a casa di Nikolaj, ma lui non c’era. Sua madre era seduta al tavolo a piangere. Alzando lo sguardo sulla ragazza, disse: «Se ne sono andati.»
Lera scivolò lungo la parete. Che cosa doveva fare adesso? Era incinta! Che vergogna. La ragazza corse a casa sua, strappandosi la vestaglia. Le tempie le pulsavano. No, sapeva cosa fare.
Nel villaggio c’era una guaritrice. La gente andava spesso da lei: per curare un bambino o per liberare un uomo dall’ubriachezza. Avrebbe aiutato Lera a porre fine a quella gravidanza.
A casa, la madre di Lera la stava aspettando. «Che cos’hai? Perché piangi?» chiese la donna sulla soglia.
«Mamma, Kolja mi ha lasciata. È andato in città con un’altra!» gemette la figlia.
«E tu?»
«E a cosa gli servirebbe una ragazza di campagna?»
La madre la guardò in silenzio. Il padre uscì dalla stanza.
«Figlia, non ti disperare così. Se si fa vedere, gli sparo sul posto!» sbottò.
«Figlia mia, e per che cosa ti serve tutto questo?» si lamentò la madre.
«Mamma, vado da Valja, di’ qualcosa al presidente sul perché non ci sono» disse Lera mentre preparava la borsa.
«Va bene, figlia, vai. Dirò qualcosa» acconsentì la donna.
Un’ora dopo, la ragazza era a casa della guaritrice.
«Allora, cosa ti porta qui? Entra, racconta» la invitò la vecchia.
Bevvero il tè sedute al tavolo. La guaritrice chiese: «Perché sei venuta?»
E Lera le raccontò tutta la verità.
Il tè aveva un sapore strano. Dopo una quindicina di minuti, la ragazza ebbe sonno e sognò un bambino che annegava in un fiume. Gridava e chiedeva aiuto, ma Lera non riusciva ad alzarsi per soccorrerlo. Poi si svegliò.
«Allora, non hai cambiato idea a proposito di liberarti del bambino?» domandò la vecchia. Lera tacque. No, non voleva uccidere la sua creatura. Era una vita.
Tornando a casa dalla guaritrice, le era stato proibito di andare in bicicletta. Le donne incinte non devono. Non importa, avrebbe cresciuto quel bambino anche da sola. In fondo c’era Valja: la zia non avrebbe certo lasciato che la sua amata nipote andasse in rovina.
A casa, il padre chiese: «Dove sei stata?»
«Sono stata dalla guaritrice. Mi ha proibito di abortire.»
«Cosa! Se avessi saputo che volevi sbarazzarti di nostro nipote, non ti avrei fatto entrare dalla porta!»
Il bambino nacque puntuale. I genitori di Lera la riportarono a casa dall’ospedale. Il giorno dopo, la madre di Nikolaj venne in visita.
«Per favore, lasciami badare qualche volta a mio nipote! In fondo sono pur sempre sua nonna» supplicò.
Prendendo con cura il piccolo tra le braccia, Lera lo porse alla sua futura suocera.
«Oh, sangue del mio sangue, la nonna ti ha portato una dote che nessun altro ha!» disse la donna.
Un paio di mesi dopo, Nikolaj tornò al villaggio e si lamentò con gli amici davanti al negozio:
«Non ci credereste! Lei vuole feste in casa tutti i giorni. E chi ha fame, che si cucini.»
«E di chi è la colpa? Dovevi restare con Lera» replicarono gli uomini.
«Nessun problema, Lera mi perdonerà» sospirò il ragazzo.
«Difficile. La tua Lera si sposa, e farà riconoscere suo figlio dal nuovo marito, dandogli il suo cognome» gli dissero gli amici.
A casa, nessuno aspettava Kolja. Sua madre gli preparò il tè, poi mise la valigia sul portico dicendo:
«Torna nella tua città. Lì stavi bene quando hai disonorato una ragazza incinta.»
«Ma dove vado, mamma?»
«Un posto lo troverai» disse la donna.
Una settimana dopo, nel villaggio si celebrarono le nozze. Il bambino aveva ora tre nonne! La madre dello sposo amava il suo nipote adottivo. Il nuovo amato di Lera si rivelò un signore perbene. Di certo non l’avrebbe abbandonata in un momento difficile.