La nuova domestica non riusciva a togliersi dalla testa una domanda: perché la figlia del padrone piangeva ogni notte, chiusa nella sua stanza? Una sera, decise di scoprirlo. Spinse lentamente la porta della camera dell’adolescente…

Muovendosi in punta di piedi, per non fare il minimo rumore, Elizaveta Andreevna Malinkina percorse lentamente il corridoio fino alla stanza di Alisa, la quattordicenne figlia del padrone di casa. Doveva solo verificare che la ragazza fosse addormentata: solo allora avrebbe potuto concedersi il lusso di dormire anche lei.

Era da due settimane che Liza sostituiva la sorella maggiore Antonina, improvvisamente ammalata durante le vacanze, nella villa del miliardario Voropaev. Un lavoro prezioso per la loro famiglia: lo stipendio era alto, e ogni rublo contava. Antonina, con due figli a carico – Marina, quattordici anni, e il piccolo Vanechka di sei – non poteva permettersi di perderlo.

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Il compito, in teoria, era semplice: mantenere la casa impeccabile e farsi notare il meno possibile dai padroni. Ma c’era un’eccezione: nelle sere in cui Aleksey Voropaev e la sua fidanzata Anzhelika non dormivano in villa, Liza doveva restare lì la notte. In quelle occasioni, Alisa restava sola in quell’enorme casa e le stanze del personale erano lontane, dall’altro lato della tenuta.

Quella notte, mentre saliva le scale, Liza udì un pianto sommesso. Guardò l’orologio: le tre del mattino.
«Ancora? Non è normale…» mormorò tra sé.

Esitò solo un momento, poi bussò alla porta, certa che ci fosse sotto qualcosa di serio. Sua sorella le aveva raccomandato di non farsi mai vedere dai padroni, ma Liza ignorò l’avvertimento: aprì la porta ed entrò.

«Che ci fai qui?! Chi ti ha fatto entrare?! Fuori subito o chiamo la sicurezza!» gridò Alisa, lanciandole un cuscino addosso.

Liza lo afferrò al volo e lo rilanciò indietro, centrando la ragazza in piena testa.
«Come osi?! Dirò a papà che mi hai aggredita, così ti licenzia!»
«Che lo faccia pure,» replicò Liza con sarcasmo. «È impossibile vivere qui: neanche di notte c’è pace, sempre qualcuno che piange… ah già, sei tu. Ti ha forse deluso perché non ti ha regalato la stella che volevi o si è spezzata un’unghia?»

Alisa si mise a piangere ancora più forte.
«Non capisci niente! Se solo sapessi quanto soffro…»
«Oh sì, un inferno,» commentò Liza ironica. «Se a quattordici anni un autista mi avesse accompagnata a scuola ogni mattina, forse piangerei anch’io.»

La ragazza restò interdetta.
«Perché?»
«Perché io, alla tua età, avevo amici, facevo gite in piscina, raccoglievo funghi in autunno. Tu invece… non hai nessuno.»

Alisa abbassò lo sguardo. «Come si fa ad avere amici? Io non ne ho.»
«Nessuno?»
«Nessuno. Mamma non mi vuole. Ha un’altra famiglia.»

Liza provò una fitta al cuore.
«E questo te l’ha detto lei?»
«No. Lo dice papà.»

Liza, senza pensare, sbottò: «Tuo padre è un idiota! Solo un egoista direbbe una cosa simile a un figlio.»

Una voce maschile, improvvisa, ruppe il silenzio:
«Parli di me?»

Voropaev era sulla soglia. La scena che seguì fu un misto di imbarazzo, scuse e ammonimenti. Aleksey la licenziò sul momento, salvo poi ripensarci quando Alisa lo implorò, confessando che era stata lei a chiamare Liza.

Quell’episodio segnò un punto di svolta: da lì nacque un legame inatteso tra la domestica e la ragazzina, fatto di confidenze, piccoli segreti e momenti rubati alla rigida etichetta della villa. Liza le raccontò la propria storia, spiegandole che era lì solo per aiutare la sorella malata. Alisa, commossa, le promise di non tradire mai quel segreto.

Col passare dei giorni, Liza scoprì quanto fosse infelice la figlia di Voropaev: prigioniera di un padre autoritario e di una futura matrigna ostile, senza amici, senza affetto materno. Per questo, si ripromise di restarle accanto.

La svolta definitiva arrivò quando Liza, durante le pulizie, sorprese Anzhelika a fotografare documenti dalla cassaforte di Aleksey. Ebbe la prontezza di riprendere tutto col cellulare e di inviare il materiale al suo mentore, l’avvocato Naum Jakovlevic Goldman, figura centrale della sua vita e del suo passato da brillante giurista.

Il resto si svolse rapidamente: confronti, verità svelate, rottura del fidanzamento. Voropaev scoprì di avere in casa non solo una cameriera, ma un’avvocatessa capace e leale, che aveva salvato lui e la sua azienda da un tradimento.

Col tempo, Aleksey iniziò a guardarla con occhi diversi. E Liza, pur sorpresa da quei sentimenti, non li respinse. Ma il dono più grande fu per Alisa: grazie a Liza, la ragazza poté rivedere la madre, Vera, e riallacciare un legame che credeva perduto per sempre.

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Quello fu l’inizio di una nuova vita per tutti loro — e, per Liza, la consapevolezza che, a volte, un passo fatto in silenzio lungo un corridoio può cambiare per sempre il destino di più di una persona.

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