L’infermiera aveva appena terminato la visita di routine ai gemelli di Lucy, ma al momento di riportarli in camera, qualcosa lasciò la giovane madre senza fiato. Tra le braccia della donna c’erano due bambine… eppure Lucy ricordava bene: aveva partorito un maschio e una femmina.
Lucy e suo marito, Ross, avevano atteso a lungo quel momento. Dopo anni di tentativi, la notizia di una gravidanza gemellare era stata per loro un dono insperato. L’ecografia aveva tolto ogni dubbio: un maschietto e una femminuccia. Da quel giorno avevano contato i minuti che li separavano dall’incontro con i loro bambini.
Ma ora, davanti a sé, Lucy vedeva solo due piccole femmine. Il sangue le gelò nelle vene.
— Dov’è mio figlio? — gridò. — Che cosa gli avete fatto? E chi è quest’altra bambina?
L’infermiera, Savannah, abbassò lo sguardo sui documenti che teneva in mano.
— Signora, si tratta di un errore di percezione. Sono entrambe sue figlie — rispose con voce piatta. — Ho verificato i referti, non c’è alcun sbaglio.
Lucy strinse i pugni.
— Ho qui i miei esami! — ribatté, glaciale. — Maschio e femmina. Me lo hanno confermato subito dopo il parto.
Negli occhi di Savannah comparve un lampo di nervosismo. In quel momento entrò la dottoressa Linda Carter, cercando di riportare la calma.
— Signora Matthews, per favore… qui ci sono altri pazienti.
— Calma? — ribatté Lucy, furiosa. — La vostra infermiera mi riporta un bambino a caso e pretende che io le creda? Volete che chiami subito il primario?
Ross intervenne con tono fermo:
— Non vogliamo scenate, ma se non ci restituite nostro figlio, chiameremo la polizia.
La dottoressa Carter chiese i documenti a Savannah, ma l’infermiera esitò, balbettando. Quel tentennamento fece capire alla dottoressa che qualcosa non quadrava. Prese i referti e li controllò personalmente: Lucy aveva ragione. I gemelli nati alle 10:30 erano un maschio e una femmina.
— Dev’esserci stata una confusione con un’altra paziente di nome Lucy Matthews — disse infine.
Lucy la fissò, gelida.
— Allora fate più attenzione quando assumete il personale.
La dottoressa Carter prese da parte Savannah per recuperare il neonato. Lucy, spinta da un presentimento, le seguì di nascosto. La porta dello studio era socchiusa: dall’interno arrivavano singhiozzi.
— Perché hai mentito, Savannah? — chiese la dottoressa Carter con tono duro.
Tra le lacrime, l’infermiera raccontò la verità: la seconda bambina era la figlia di sua sorella, morta di parto dopo essere stata abbandonata dal marito. Lei avrebbe voluto adottarla, ma il marito si era opposto.
— Era l’ultimo desiderio di mia sorella che la piccola crescesse in una famiglia amorevole… Quando ho visto la signora Matthews, ho pensato che fosse la madre perfetta per lei. Così ho scambiato i neonati… — confessò.
Lucy ascoltò in silenzio, col cuore stretto. Non c’era crudeltà in quel gesto, solo disperazione e amore.
Pochi minuti dopo, la dottoressa Carter le riportò suo figlio, scusandosi a nome di tutto l’ospedale. Lucy decise di non denunciare, ma quella notte non riuscì a dormire: continuava a pensare alla bambina rimasta sola.
La mattina dopo, a colazione, disse a Ross:
— Non riesco a togliermi quella piccola dalla testa. Voglio adottarla.
Ross cercò di farla ragionare: avevano già due bambini, un terzo sarebbe stato un impegno enorme. Ma quando prese in braccio la neonata, il suo cuore cedette: quegli occhi castani, con una punta di verde, lo fissavano con innocenza.
— È una bambina fortunata ad avere voi — disse il medico, consegnandola ai Matthews.
Pochi giorni dopo, le pratiche furono accelerate e la piccola entrò ufficialmente nella famiglia. Lucy e Ross la chiamarono Amelia. Savannah, commossa, li visitò spesso e divenne una presenza fissa nelle loro vite.
Morale: il vero legame non nasce dal sangue, ma dall’amore. Quello che era iniziato come un errore si trasformò in una benedizione: Amelia trovò una casa e i Matthews scoprirono che, a volte, il destino scrive storie che il cuore non può rifiutare.