“Sono rientrata dal lavoro prima del solito e, con mia sorpresa, mio marito si è offerto di farmi un massaggio ai piedi. Quel gesto, così insolito, ha subito acceso un campanello d’allarme dentro di me… e purtroppo la mia intuizione aveva ragione.”

Rientrai a casa prima del previsto, stanca e desiderosa solo di pace. Grisha mi accolse con un sorriso insolito, quasi forzato, e mi propose qualcosa che non aveva mai fatto in anni di matrimonio: un massaggio ai piedi. Per un istante volli illudermi che fosse un gesto di premura, ma il lieve rumore proveniente dal bagno mi riportò bruscamente alla realtà. Il mio istinto aveva ragione: mio marito nascondeva un segreto.

L’inizio della nostra storia

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Sei anni prima avevo 29 anni e venivo da una lunga relazione finita male. Ero convinta che l’amore non avrebbe più bussato alla mia porta. Una sera, però, lo incontrai. Ero al bancone di un bar con un bicchiere di vino in mano quando Grisha, con il suo sorriso sicuro e lo sguardo brillante, si sedette accanto a me.
— «Ti dispiace se mi unisco?» chiese, indicando lo sgabello libero.

Alto, affascinante, con una disinvoltura naturale che sembrava trapassare le mie difese. Mi sentii vista, notata. Parlammo a lungo e la sua attenzione costante mi fece sentire speciale. Nel giro di un anno eravamo sposati.

Il matrimonio

All’inizio tutto era idilliaco: lui divertente, premuroso, capace di farmi credere che accanto a lui potessi conquistare il mondo. Ma presto comparvero le prime crepe. Non voleva figli — e io avevo sempre sognato una famiglia. Anteponeva tutti a me: fratelli, amici, conoscenti. Io venivo sempre dopo. Con il tempo, la nostra casa si riempì di silenzi. Non eravamo più una coppia, ma due coinquilini che condividevano lo stesso tetto.

Quella sera

Quando rincasai in anticipo, Grisha mi accolse con entusiasmo sospetto. Cercava di distrarmi con il suo improvviso altruismo, ma bastò un rumore secco proveniente dal corridoio per gelarmi il sangue. Cercò di convincermi che fossero i tubi, ma la sua voce tradiva il panico. Mi alzai e mi avviai al bagno.

Lì, accanto allo specchio ancora appannato dal vapore, trovai un rossetto cremisi. Non era mio. Lo presi in mano e lo mostrai a Grisha. Balbettò una scusa ridicola. E poi, dalla camera da letto, arrivò un lieve starnuto.

Aprii l’armadio e la vidi: una donna sconosciuta, rannicchiata, con addosso il mio accappatoio. Le mani stringevano un paio di tacchi a spillo. Grisha mi raggiunse, pallido e sudato, implorando di lasciarlo spiegare.

La fine

La mia rabbia esplose: «Portala fuori da questa casa. E vattene con lei.»
Non ci fu discussione. Lei raccolse in fretta le sue cose e uscì. Lui la seguì, incapace di dire una parola.

Quella stessa notte iniziai a raccogliere i suoi oggetti in una scatola. Il giorno dopo chiamai mio fratello: mi aiutò a liberare la casa dalla sua presenza. Quando Grisha tornò, sperando di parlarmi, trovò la porta chiusa e le sue cose davanti all’ingresso. «È finita», gli dissi senza esitazioni.

Rinascita

Avviai subito le pratiche di divorzio. Non fu un cammino semplice: c’erano giorni di rabbia, altri di dolore e notti in cui la solitudine mi sembrava insopportabile. Ma passo dopo passo mi sentii rinascere. Rinnovai la casa, mi circondai di persone che mi volevano bene, tornai a sorridere.

Una sera, seduta nel mio soggiorno, guardai intorno e mi accorsi di essere davvero felice. Il tradimento mi aveva ferita, ma mi aveva anche aperto gli occhi. Avevo sprecato anni a lottare per un matrimonio già morto, dimenticando il mio valore. Ora ero pronta a mettermi al primo posto, a guardare avanti con forza e speranza.

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Perché qualunque cosa mi riservi la vita, so di essere abbastanza forte per affrontarla.

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