— Mia moglie ed io siamo andati in un orfanotrofio con l’intenzione di adottare un bambino, ma lì abbiamo incontrato una bambina che era la perfetta somiglianza di nostra figlia.

Da tempo io e mia moglie desideravamo allargare la famiglia, ma quando abbiamo scoperto che lei non poteva avere figli, abbiamo scelto di vivere felicemente in tre: lei, io e la nostra vivace Sofia di cinque anni, nata dal mio primo matrimonio. Dopo molte riflessioni, abbiamo deciso di adottare un bambino, convinti che ci fosse un piccolo là fuori che meritasse una casa piena d’amore.

Il giorno dell’adozione, arrivammo all’orfanotrofio con il cuore colmo di emozione. La direttrice, Marina Petrova, ci accolse con dolcezza e ci accompagnò nella sala giochi, dove i bambini ridevano e giocavano spensierati. Ci sedemmo con loro, aiutandoli a completare i puzzle e raccontando qualche storia. Ognuno di quei bimbi ci aveva già conquistato, ma aspettavamo quel legame speciale, qualcosa che andasse oltre le parole.

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Improvvisamente, sentii un lieve tocco sulla spalla. Mi girai e vidi una bambina con uno sguardo che mi ricordò immediatamente Sofia. Rimasi senza fiato nel notare una piccola voglia a forma di mezza luna sul suo polso, identica a quella della mia bambina. Il cuore cominciò a battermi forte, come se fosse un sogno.

Lei mi sorrise timidamente e disse:

— Sei il mio nuovo papà? Lo sento.

La mia voce si fece incerta, chiesi:

— Come ti chiami?

— Angelina, — rispose piano.

Quel nome mi colpì profondamente: era proprio il nome che la mia ex moglie aveva scelto per la bambina che pensavo non sarebbe mai nata. Con il cuore in gola chiamai Lisa. Quando rispose, dissi a bassa voce:

— C’è una bambina qui, è identica a Sofia, ha persino la stessa voglia. Sai qualcosa di lei?

Dopo un lungo silenzio, Lisa confessò con voce tremante:

— Dopo il divorzio ho avuto due gemelle… Ma ero sola e non ce la facevo. Ho dovuto dare una delle due in adozione.

— Angelina è nostra figlia, — sussurrai cercando di trattenere le lacrime. — Deve stare con la famiglia.

Lisa rispose piano:

— Lo so. Per favore, amala anche per noi.

Chiusi la chiamata, mi inginocchiai davanti ad Angelina e le presi la mano.

— Sì, Angelina. Sono il tuo papà.

Mia moglie ci abbracciò entrambi e sussurrò:

— Ti stavamo aspettando.

Quando portammo Angelina a casa, Sofia era sulla soglia, stringendo forte il suo orsacchiotto. All’inizio la guardò sorpresa, poi i suoi occhi si illuminarono e corse da lei:

— Sei mia sorella!

Da quel momento sono diventate inseparabili, due cuori uniti in un’unica avventura.

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Cinque anni sono passati, e la nostra casa ora è piena di risate, segreti e sogni condivisi. Grazie a Angelina abbiamo capito che l’amore non apre solo porte: crea veri miracoli.

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